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GLOSSARIO H - P

Marionetta:
una figura a corpo intero, animata per mezzo di fili dall’alto di un ponte. Già nel Settecento le marionette avevano bocca mobile e busto snodato, il petto e l’anca erano unite da tela o da strisce di cuoio. All’inizio la tecnica di movimento prevedeva l’utilizzo di un ferro posizionato al centro della testa, e terminante, nella parte superiore, con una manopola, alla quale erano fissati cinque fili (due per le gambe, due per le braccia ed uno per la schiena). A partire dalla seconda metà dell’Ottocento si passò al bilancino, o crociera, che elimina il ferro dalla scena sostituendolo con due fili alle tempie e che, grazie al numero maggiore di fili, moltiplica i movimenti della marionetta. Attualmente i bilancini posseggono un grado di elaborazione tale che alcune marionette sono in grado di muovere tutte le dita, gli occhi, le sopraciglia, il naso e gli angoli della bocca.

Marionette da tavolo:
figure a corpo intero, animate attraverso stecche, o agendo direttamente sul corpo dell’oggetto.

Marionette portate:
figure a corpo intero, sostenute dall’animatore, che ne muove la testa e un braccio.

Marionette sull’acqua:
è una forma d’animazione tipica del Vietnam. Le marionette eseguono lo spettacolo su una superficie acquatica e sono mosse tramite bastoni sott’acqua. Gli animatori sono nascosti dalla scena-fondale. La musica è dal vivo.

Marionette, teatro delle:
come per il teatro dei burattini, non abbiamo notizie certe circa il periodo della sua nascita. Sappiamo sicuramente che il concetto della figura a corpo intero che può imitare le movenze umane è antichissimo. I primi reperti vengono dalla Grecia e sono dell’ VIII – VII secolo avanti Cristo. La marionetta veniva utilizzata come oggetto religioso nei riti di fertilità di Osiride, in Egitto, o di Dioniso, in Grecia. La testimonianza più antica, che parla delle marionette come di uno spettacolo per il tornaconto del marionettista, si trova nel Simposio di Senofonte. L’etimologia del termine marionetta si fa risalire ad un fatto storico: nel 944 i veneziani riuscirono a riportare a casa un gruppo di ragazze che erano state rapite dai pirati. L’evento era celebrato ogni anno a Venezia con La festa delle Marie, nella quale era fornita la dote a dodici fanciulle povere e veniva organizzata una sfilata di un gruppo di figure lignee meccaniche femminili con arti mobili dette marione; per l’occasione venivano vendute dai mercanti delle piccole riproduzioni di queste figure: le marionette. Lo spettacolo tradizionale di marionette, che ha fatto la fortuna di molte compagnie ottocentesche, ha origine nel XVII secolo. Il genere che andava per la maggiore nelle Accademie e nelle Corti era il recitar cantando che in seguito sfocerà nel melodramma. La commistione di parole e musica ben si addiceva allo spettacolo delle marionette che, nel corso del tempo, passarono da un’imitazione pedissequa della natura umana, al superamento della stessa, anche attraverso la produzione di una serie di congegni meccanici che suscitavano nello spettatore sensazioni di stupore. Un mito da sfatare è quello che vuole le marionette un divertimento appannaggio degli aristocratici: molti marionettisti infatti si esibivano sulle piazze mettendo in scena un genere che comprendeva sia il  livello “colto” dei palazzi nobili sia quello legato ad una comunicazione più spiccia e popolare tipica del teatro dei burattini.

Ombre:
particolare forma di rappresentazione, ottenuta attraverso sagome (di pelle, cartone, materiali plastici), animate in genere dietro ad uno schermo. È probabilmente la forma più antica di spettacolo. Nato in Oriente, in tempi antichi, si è poi diffuso in tutto l’Occidente.

Opera dei pupi:
tipica forma di animazione dell’Italia meridionale, che comprende tre diverse tradizioni: la napoletana, la catanese e la palermitana. Sembra che la più antica sia la tradizione napoletana, a sua volta derivata, forse, da un gruppo di marionettisti spagnoli che si esibì nella città partenopea nel 1646. Storicamente viene indicato Gaetano Greco come l’ “importatore” dello spettacolo dei pupi in Sicilia (aprì il suo teatrino nel 1826). Gli spettacoli dei pupi siciliani, che riguardano prevalentemente la Chanson de Geste, storia delle avventure dei Paladini di Carlo Magno, vengono fatti a puntate e un’intera opera può arrivare a coprire anche un anno e mezzo; alcuni pupari chiudono la serata facendo uscire un pupo chiamato “perdomani” che annuncia al pubblico il tema dell’episodio successivo. Nella tradizione napoletana si raccontano anche fatti legati al mondo della camorra e del brigantaggio: un personaggio tipico è il “guappo”  che come arma non ha la spada, ma lo stiletto.

Ponte:
struttura portante che consente al marionettista di stare in posizione elevata rispetto al piano della scena.

Principale:
elemento scenografico tipico del teatro di burattini e marionette, costituito dalle due quinte unite dall’alto da un pezzo di scenografia che riprende il tema delle quinte stesse.

Pupazzo:
tecnica nata in particolare per la televisione. In Italia è frutto del lavoro di Maria Perego che nel 1959 crea il personaggio di Topo Gigio. Per pupazzi si intendono genericamente tutti gli oggetti composti da gommapiuma e materiali morbidi, animati in televisione. Spesso le tecniche coincidono con quelle dei burattini.

Pupo:
come le marionette, è a corpo intero, animato attraverso due ferri (uno al centro della testa e l’altro al polso destro), fili o corde al polso sinistro e a volte al ginocchio destro. La tradizione dei Pupi nasce a Napoli e si diffonde in tutto il Regno delle Due Sicilie. Ben presto si formano tre tradizioni principali: napoletana, catanese e palermitana. I pupi napoletani misurano circa ottanta centimetri e per muovere la mano destra, che in genere è aperta, utizzano un filo. I pupi palermitani hanno il ginocchio articolato, misurano in altezza sino ad un metro e pesano fino a dieci chili; hanno la mano destra chiusa a pugno attraverso la quale passa un filo che permette di sguainare la spada e rinfoderarla. Nella tradizione catanese i pupi sono alti fino a centotrenta centimetri, possono arrivare a pesare circa quaranta chili e hanno sempre la spada sguainata: vengono manovrati dall’alto di un ponte, a differenza dell’uso palermitano, in cui i pupari si piazzano ai lati del palco. La maggioranza dei protagonisti nelle storie dei pupi delle tradizioni palermitana e catanese, indossa l’armatura e la loro importanza si denota anche dalla posizione che assumono sul palco. Ad esempio, i due nemici Orlando e Saladino saranno uno di fronte all’altro “in prima quinta”, cioè in quella porzione di palco più vicina al pubblico.

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