Questo script serve a gestire i cookies
 
HOMEPAGE CONTATTI UFFICIO STAMPA GUESTBOOK NEWSLETTER RICHIESTA INFORMAZIONI
» Home Page italiano english deutsch français español  
PROGETTO DIDATTICO « back
RELAZIONE PROGETTO DIDATTICO (2007-2008)

Progetto didattico 2007-2008
 
A conclusione dei laboratori del progetto "Burattini e intercultura", iniziati a Gennaio, si stende ora un primo bilancio del lavoro svolto e dei risultati evidenziati.
 
Dall'estate 2007 il Castello dei Burattini - Museo Giordano Ferrari intendeva avviare per l'anno scolastico alle porte un progetto, rivolto alle classi elementari, che mettesse in relazione il museo, con la sua funzione di conservazione e diffusione di cultura popolare, con il mondo della scuola e dei quartieri, che vivono in questi anni il contatto e la conoscenza di culture diverse.
 
Ci sono istituzioni che da tempo lavorano per la conoscenza e l'integrazione tra i popoli ed è a queste che ci siamo rivolti per avere un punto di vista ed un supporto.
Ci siamo affiancati al progetto nato nell'ambito del "Tavolo per il dialogo interreligioso" promosso dalla Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo, di cui fanno parte Provincia e Comune di Parma (Centro Studi per l'infanzia e l'adolescenza Parmainfanzia ed Assessorato alle politiche per l'infanzia e la scuola del Comune di Parma), Ufficio Scolastico Provinciale, nonchè i rappresentanti delle principali confessioni religiose presenti sul territorio.
 
Il lavoro che in seguito si è avviato ha utilizzato i contributi dei partecipanti al "Tavolo" e si è concretizzato in una fitta serie di incontri con le scuole secondo un calendario prefissato, che vedeva per il museo un impegno quotidiano nei mesi di Gennaio e Febbraio 2008.
 
Le classi che hanno partecipato al progetto sono state 15, di terza, quarta e quinta elementare.
I ragazzi sono venuti al museo una prima volta per visitarlo ed assistere ad uno spettacolo di burattini, sono tornati per ascoltare alcune fiabe lette da un attore del Teatro delle Briciole (Giorgio Gallicani), in un ambiente molto intimo, creato con vecchi mobili, un tappeto e una poltrona, un mappamondo luminoso.
Pier Giorgio Gallicani legge e racconta
Pier Giorgio Gallicani legge e racconta
Le fiabe raccontate fanno parte delle culture dell'Europa dell'est, del mondo arabo, dell'Africa nera e dell'America del sud.
A questi incontri hanno partecipato mediatori culturali della Moldova, del Marocco, della Costa d'Avorio, i quali hanno introdotto canti e usanze delle loro terre.
I costumi tipici, la religione, le feste, i valori, sono gli argomenti che i mediatori hanno usato per entrare in rapporto con i ragazzi, i quali, attentissimi, stavanno ad ascoltare.
Tutti gli interventi sono stati accolti con attenzione, dall'ingresso a sorpresa di Viorica, signora moldava in costume locale, che entra nel teatro cantando una canzone beneaugurante per le feste di inizio anno, seguita dalla trasposizione del testo in lingua italiana, continua con la presentazione del calendario ortodosso, il lancio nell'aria dei chicchi di grano (portafortuna)...
Viorica Revenco con il costume moldavo
Viorica Revenco con il costume moldavo
 
all'intervento di Laila, giovane marocchina con il velo, che ha parlato dello svolgersi della giornata nel mondo arabo, scandita dalle pratiche religiose, del ruolo della donna, del Ramadan...
Laila El Fasi del Marocco
Laila El Fasi del Marocco
 
al racconto del giovane Charles della Costa d'Avorio, che ha aperto alla gran parte di noi le porte di un mondo pieno di fascino, regolato da legami parentali strettissimi, in un sistema di vita molto lontano dal nostro occidentale. Ci ha svelato i codici di una cultura orale che deve ricordare le notizie importanti perchè non possiede scrittura. Il nome della persana, ad esempio, è strutturato come un documento di identità e contiene tutte le informazioni sulla sua provenienza, sulla nascita, sull'appartenenza al grupo familiare, persino l'ordine di nascita, se gemello, se nato in ospedale...
Charles Deho della Costa d'Avorio
Charles Deho della Costa d'Avorio
Nel corso degli interventi il mappamondo luminoso funzionava da bussola, segnalando la posizione geografica dell'Italia rispetto ai luoghi di provenienza delle persone ospiti.
 
Le classi sono tornate per il primo laboratorio, frutto degli incontri precedenti e di un buon lavoro fatto in classe con gli insegnanti: è significativo avere un'idea precisa di quello che si intende costruire e a cosa questo manufatto servirà.
Il lavoro si traduce nell'elaborazione di una scheda tecnica del personaggio scelto, incontrato nei racconti, contenente l'individuazione delle caratteristiche morfologiche e caratteriali, l'abito, il timbro di voce.
L'abitino del burattino è stato disegnato nella scheda tecnica e con la collaborazione del bambino viene tagliato dalle stoffe portate da casa (invitiamo ad usare stoffe vecchie e lane vecchie, che hanno avuto una vita precedente in famiglia) e poi cucito a macchina e a mano. Questa fase del lavoro aggiunge un clima nuovo, di recupero di quasi perdute abilità familiari e dona ulteriori momenti di intimità.
L'ultimo incontro è per chiudere il cerchio: con i burattini visti al museo e nello spettacolo, con il patrimonio culturale dato dalle fiabe lette, con la testa e il vestito costruiti dopo avere pensato e progettato il personaggio, si arriva al suo assemblaggio, alla forma di burattino, che con l'animazione nel teatro assume la sua definitiva valenza: un attore che parla con la voce di colui che lo anima, "ma è lui, non sono io". E' in virtù di questo meccanismo, che anche il più timido dei bimbi parla in pubblico, il più balbuziente parla spedito. Di questo processo i ragazzi si rendono conto immediatamente e nel più sincero spirito di classe evidenziano le vittorie dei compagni con difficoltà di linguaggio.
 
Il progetto "Burattini e intercultura", che ha portato al museo 368 ragazzi nelle loro 15 classi, ha inteso affrontare il tema, cruciale per questi tempi, della conoscenza dell'altro, non solo per l'altro ma anche per sè, per dare naturale continuità e dignità a quella convivenza che già si verifica, che un poco lascia sospettosi per le particolarità e le sorprese che emergono. Le fiabe sono un concentrato di cultura che ognuno di noi accetta con naturalezza, riconoscendone i valori.
 
Gli insegnanti hanno svolto un ruolo chiave; tutti i più motivati hanno condotto le classi nel percorso con entusiasmo e particolarmente nelle fasi finali, quando il lavoro impostato è giunto a piena visibilità, hanno espresso sorpresa ed apprezzamento. in molti di loro si sono visti l'orgoglio e la consapevolezza dello svolgere un ruolo importante e delicato, che quotidianamente richiede capacità per affrontare situazioni complesse su realtà non omogenee, nelle quali il dolore e lo smarrimento sono forti.
Portare i ragazzi ad accettare il più possibile con naturalezza l'inserimento in un mondo a loro sconosciuto, con costumi e lingue diverse, con esperienze di fuga e disgragazione familiare, è una gigantesca esperienza che non si può affrontare solo con la teoria e nemmeno con un progetto attivato da un museo, ma si sa che le piccole cose possono portare importanti contributi.
Si potrà, se si vuole, continuare il discorso, anche in sede pubblica, con le istituzioni che hanno appoggiato il progetto, considerando che ci sono istituti scolastici che queste esperienze di dialogo interculturale le svolgono nel lor quotidiano, traendone motivazioni e contributi di arricchimento.
 © Copyright 2006 It.City S.p.A.  CREDITS