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GLOSSARIO A - G

Il seguente glossario vuole essere uno strumento di aiuto a coloro che si avvicinano al teatro d’animazione. Non ha la pretesa di essere esaustivo, in quanto i nomi che in lingua italiana identificano un genere preciso di spettacolo, come ad esempio burattini e marionette, in altre lingue sono raggruppati in un unico nome come marionnette (francese) o puppet (inglese) e si riferiscono a varie tipologie di messe in scena, identificabili molto spesso grazie all’aggettivo che accompagna il nome (ad esempio: marionnette a gain, cioè marionetta a guanto, è il corrispettivo del nostro burattino, anche se nella lingua francese è a volte usato anche il termine pantin). Le citazioni testuali sono prese dal Dizionario dello spettacolo del '900  a cura di Felice Cappa e Piero Gelli, Milano, Baldini & Castoldi, 1998.

 

Acrobazia:

è una fra le più antiche discipline del corpo nella quale si distinguono numerosissimi generi: verticalismo, salti a terra e salti in banchina (cioè realizzati utilizzando le braccia incrociate di due artisti come strumento di propulsione), piramidi umane, parallele, trampolino elastico, giochi icariani (nei quali uno degli acrobati, steso sul dorso, utilizza i piedi sia come base di lancio che di atterraggio per i partner) e numeri che prevedono l’utilizzo della bascula, attrezzo che consente una maggiore altezza del salto con una maggiore elaborazione dello stesso. Nel teatro d’animazione le discipline acrobatiche restano in gran parte legate al mondo delle marionette, così come la giocoleria.

 

 

Ammaestratori di animali:

“Artisti di circo e varietà specializzati nella presentazione e preparazione artistica di animali domestici o selvatici. L’ammaestramento si è sviluppato nel Novecento, da semplici esibizioni di animali a un codice completo di esercizi e figure coreografiche, tali da permettere la composizione di numeri organici.” Nel teatro d’animazione l’ammaestramento degli animali viene illustrato soprattutto nel circo e nel varietà che sono una prerogativa del teatro delle marionette, anche se capita di vederlo nei  burattini, nel teatro degli oggetti e nelle marionette su tavola.

 

 

Balletto:

“Spettacolo teatrale di danza basato su uno schema prefissato di stilizzate sequenze dinamiche di movimento (detto coreografia), generalmente accompagnato da una partitura musicale e dotato di scenografia e costumi.” Nel teatro d’animazione il balletto ha avuto e ha tuttora una grande importanza. Nell’Ottocento e anche per buona parte del Novecento le rappresentazioni, sia marionettistiche che burattinesche, erano composte da una commedia, o un dramma, seguito da un ballo che chiudeva lo spettacolo. Nel teatro di marionette il ballo poteva anche essere l’attrazione principale con complesse coreografie. I balli dei burattini erano invece inseriti nello spettacolo oppure chiudevano la rappresentazione come show a sé stanti, ed erano eseguiti soprattutto su arie popolari.

 


Baracca:

vedi teatrino.

 


Bastone:

è lo strumento che viene usato in genere dai personaggi principali dei burattini: mezzo di punizione implacabile, che si abbatte sulla testa di tutti, viene usato molte volte in modo da creare un effetto percussivo e ritmico che accompagna la scena stessa. In passato, tra i legni preferiti per il bastone vi era il bosso, di ciliegio, tagliato in senso longitudinale, grazie al quale si otteneva un colpo particolarmente potente a livello sonoro.

 


Bilancino:

vedi marionetta.

 

 

Bunraku:

forma del teatro d’animazione giapponese. Pupazzi di grandezza quasi umana, vengono mossi a vista da operatori vestiti di nero (tre per ogni pupazzo). Nato alla fine del XVI secolo, nonostante le profonde trasformazioni subite, mantiene costante la rappresentazione, con figure animate, nella quale un solo attore dà la voce a tutti i personaggi con accompagnamento musicale. La musica è perfettamente sincronizzata con i movimenti estremamente articolati del pupazzo.

 


Burattini, teatro dei:

non abbiamo notizie certe circa il periodo in cui nacque questo tipo di teatro, che comunque è sempre stato legato ad un contesto di spettacolo di piazza, popolare. Una delle citazioni più antiche che ci rimanda a questi spettacoli la si trova nella Repubblica di Platone, quando si tratta del mito della caverna. Nel medioevo, la presenza dei burattini viene testimoniata da due miniature trecentesche a corredo dell’opera di Jean De Grise Li romans du boin roi Alexandre, in cui il teatrino è raffigurato da un castello visto frontalmente con due burattini in scena: alla rappresentazione assistono tre dame sedute davanti alla struttura. Molto spesso il burattinaio veniva usato come richiamo per il pubblico dai ciarlatani e dai “sali–in–banco”, che poi presentavano i vari unguenti, pozioni o  rimedi contro questo o quel male. Le produzioni burattinesche giocavano soprattutto su quello che era detto, non tanto su quello che era visto: battute sagaci ed interazione con il pubblico, il tutto ad un ritmo elevato erano e sono il motore di questo tipo di spettacoli. Il repertorio, come per il teatro delle marionette, poteva essere vastissimo e la scelta spaziava dai testi classici, alle fiabe e leggende, a fatti realmente accaduti ecc. Il teatro dei burattini era particolarmente apprezzato, perché spesso veniva messo in scena la temperie politica e culturale del tempo: durante il periodo napoleonico con gli spettacoli si diffusero gli ideali della rivoluzione francese, dopo l’Unità d’Italia molte produzioni furono basate sulla spedizione dei Mille e così via.

 


Burattino:

nella tradizione il burattino è composto da testa e mani di legno, fissate ad un camiciotto (buratto) sul quale viene posto il vestito. Per muoverlo, l’animatore lo inguanta  infilando il pollice in una manica dell’abito, l’indice nella testa e le restanti dita nell’altra manica. Nel teatro dei burattini tradizionale le figure femminili giovani vengono mosse “a bastone”: il tronco e la testa, con relativo abito, sono infilate su un bastone tramite il quale avviene l’animazione, che ovviamente risulta un po’ rigida; le braccia possono essere lasciate libere oppure mosse tramite piccole stecche fissate sulle mani. Fanno eccezione le streghe e molte figure di donne anziane tra le quali la “Pulonia”, moglie del carattere modenese Sandrone, anch’esse mosse a guanto. Nel passato i burattini hanno avuto vari nomi, quali: mattaccini, fracurradi, magatei.

 


Buratto:

vedi burattino.

 


Capocomico:

nella scena italiana è colui  che scrittura gli attori per una compagnia di prosa, operetta, rivista ecc., assumendosi la responsabilità dell’azienda e rispondendone legalmente, sia nei confronti dei suoi scritturati sia dei direttori dei teatri. Nel teatro d’animazione le grandi compagnie del passato, soprattutto marionettistiche, erano condotte da questa figura che, oltre a esserne un operatore, si occupava delle pratiche burocratiche. Un’eccezione di spicco fu Vittorio Podrecca che, nel suo Teatro dei Piccoli, si occupò di tutto ciò che era al di fuori del movimento e della costruzione delle marionette.

 


Casotto:

vedi teatrino.

 


Castello:

vedi teatrino.

 


Censura:

“E’ il controllo preventivo esercitato da organi dello Stato per la concessione o il divieto di rappresentazione di un  testo, i copioni dovevano portare il visto del nulla osta alla rappresentazione. […] Il rapporto tra l’artista e lo Stato non è mai stato tranquillo, anche per la naturale predisposizione del primo all’inquietudine e alla curiosità intellettuale […], connotati da un’insofferenza verso tutto ciò che è al limite del divieto. A seconda dei vari regimi […] il problema ha portato a forme repressive più o meno violente.” Il teatro d’animazione non sfuggiva a questa regola ferrea, però l’atteggiamento nei suoi confronti è sempre stato meno rigido di quello verso gli attori in carne ed ossa, forse perché questo tipo di teatro veniva percepito come una forma “minore”.

 


Crociera:

vedi marionetta.

 


Edifizio:

vedi teatrino.

 


Fantoccio:

termine spesso utilizzato in senso generico, ma il significato preciso, nell’ambito del teatro d’animazione, è riferito al “passo uno” (stop motion), come ad esempio i personaggi del recente lungometraggio Galline in Fuga. Uno dei primi ad utilizzare questa tecnica fu il regista Pastrone ne Il mondo e il sogno di Momi. Il nome “fantoccio” venne comunque utilizzato nei secoli scorsi, ad indicare genericamente le figure animate.

 


Forno:

termine che i burattinai del passato usavano per indicare uno spettacolo non eseguito per mancanza di pubblico.

 


Funambolismo:

il cammino sulle funi è una delle attrazioni più antiche del teatro popolare. Negli spettacoli di marionette il funambolismo si configurava spesso come il numero eccezionale dello spettacolo: molte compagnie nella seconda metà dell’Ottocento avevano in repertorio Il pagliaccio sopra la corda volante o La salita del Moleta (o della ballerina, di Gianduja, di Girolamo ecc.) sulla corda tesa . Tuttora viene usato anche in altre tecniche del teatro d’animazione.

 


Guarattella:

branca del teatro dei burattini, il cui personaggio principale è Pulcinella, realizzata in un teatrino piccolo, nato per il teatro di strada, fatto per contenere un solo operatore e facilmente trasportabile a spalla. Dopo un periodo di disinteresse da parte del pubblico, oggi le guarattelle rivivono una seconda giovinezza, grazie a Bruno Leone e ai suoi tanti allievi. E’ da ricordare che la voce di Pulcinella è ottenuta con una pivetta tenuta in bocca dal burattinaio.

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